>>SCRITTI DI-VERSI
a cura di Nicoletta Buonapace
Scritti improvvisi, schegge, frammenti sottratti al silenzio o al rumore di fondo del chiacchiericcio quotidiano
3/2015
Propongo qui alcuni autori presenti nel bel volume curato da Luca Baldoni ed edito da Robin Edizioni: Le parole tra gli uomini, antologia di poesia gay italiana. Il curatore, con sguardo critico, mette in luce la storia di una letteratura troppo a lungo censurata e rimossa, che oggi si legittima, con voce autentica. Gli autori presenti in antologia, noti e meno noti, hanno in comune l’esplorazione di un sentire omoerotico.
Cosa accade quando la lingua, che ci tramanda il mondo come ci hanno insegnato a interpretarlo, entra in conflitto con la nostra esperienza, i nostri sentimenti? Gli amori, le emozioni, i pensieri, i corpi, non previsti da una cultura storicamente normata, conforme a generi biologicamente dati e ai ruoli ad essi assegnati, chiedono la parola. Qui la poesia si fa voce di una narrazione altra.
Tiziano Fratus
da La torsione 2006
14 liquidazione
si va in cerca d’emozioni forti la domenica mattina
soprattutto quando il sole illumina la città e cancella
le ombre dal fondo
delle vie
sensazioni dure talvolta dolorose
si naviga tra quartiere e quartiere
si battono i cessi delle stazioni della metro e delle
ferrovie
i bar dove si ritrovano i marocchini e i turchi
si mastica un panino al prosciutto in un ristorante
ma a quest’ora ancora si dorme
si resta in famiglia o fra vicini
si mandano messaggi a cui nessuno risponde
tutti impegnati a ricucire il silenzio dopo il rosario di
passioni del
sabato sera
in giro s’incontrano soltanto disperati
quelli che pagano per una sega fatta in fretta
per un pompino fatto a occhi chiusi
per farsi fottere nella semioscurità d’un bagno sporco
e lontana la dignità esibita in una parata d’orgoglio
distanti una vita e un’epoca i sentimenti che animano
una coppia
innamorata (o monogama)
che permettono di digerire certe discriminazioni le
vendette
l’offesa gratuita
Elio Pecora
da Recinto d’amore
(1997)
Ti sedesti di fronte, mi parlasti:
seppi il tuo nome, seppi la tua voce.
Da quel giorno presiedi i miei silenzi
Il cammino degli occhi.
Specchio e demone Amore
- volto fanciullo,
sandali di cuoio,
i ginocchi irrequieti–
apre altre stanze,
svuota per sempre il desiderio cavo.
Vittorio Lingiardi
da La confusione è precisa in amore
(2012)
Ci cerchiamo nel sonno
a manate pesanti, il mattino –
con i piedi nel caos.
Poche cose da dire:
che siamo due ragazzi
due vecchi –
a turno, un ragazzo,
un vecchio.
Non siamo qui per caso.
La confusione è precisa
In amore.
Luca Baldoni
da Sensi diversi (2005)
Ti vedo così
Ti vedo così, le curve del tuo corpo a modulare
la forma naturale della pietra, il masso
accogliente dove ti piace stare
- mese di luglio, anno 2004 –
per ore ad assolarti
oh anguilla, delfino, oh cavalluccio marino
gioia e stupore della forma netta,
profilo vivo di animale che
non teme tempo né destino
Marco Simonelli
Da Will (2009)
Pace non v’è in questo calumet.
Esitando m’aspiro un altro tiro.
Ridiamo insieme stesi sul parquet.
L’accendiamo? Sì. Ora. Un altro giro.
Un’altra corsa. Giostra, l’intelletto
Con sostanza illegale oror dopato
Accende in corpo elettrico diletto:
bisogno di slacciar ciò che attillato
ancora i fianchi fascia per pudore.
Liberato da questo perizoma
Dimostri raddoppiato il tuo vigore.
Oh, erboso e fiorito e tosto aroma!
Nonostante la nebbia dell’ambiente
io ti piaccio davvero. E’ evidente.
Dario Bellezza
da Invettive e licenze
(1971)
Nessuna notte risarcirà quella notte
di baldoria legati nel letto dalle
pasticche avvelenate. Da quelle
istanze della materia avvinghiati
tutto provammo che ci stancò, e
l’erezione finì nella freddezza
dell’alba e dei sensi. Il distacco
del tuo corpo mi pesa e nella paurosa
vedovanza ora m’aggiro gravido
di seme inquieto nella stanza
del martirio e del ricordo di quel volo
tarpato sul nascere
...
ancora da Invettive e licenze
Forse mi prende malinconia a letto
se ripenso alla mia vita tempesta e di
mattina alzandomi s’involano i vani
sogni e davanti alla zuppa di latte
annego i miei casi disperati.
Gli orli senza miele della tazza
Screpolata ai quali mi attacco a bere
E nella gola scivola piano il mio
dolore che s’abbandona alle
immagini di ieri, quando tu c’eri.
Che peccato questa solitudine, questo
scrivere versi ascoltando il peccatore
cuore sempre nella stessa stanza
con due grandi finestre, un tavolo
e un lettino di scapolo in miseria.
E se l’orecchio poso al rumore solo
delle scale battute dal rimorso
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.
...
ancora da Recinto d’amore
L’immisurabile bene,
che avvicina due anime e le schiude
entro due corpi inquieti che si cercano,
entrambi ci stupisce
come un annientamento.
E mi chiami per nome
e per nome ti chiamo
forse perché il miracolo appartenga
a noi che siamo,
a noi che rimaniamo.