>>SCRITTI DI-VERSI
a cura di Nicoletta Buonapace
Scritti improvvisi, schegge, frammenti sottratti al silenzio o al rumore di fondo del chiacchiericcio quotidiano
IO/NOI
Trovare un “noi” dove il vincolo è rappresentato dall’amore e non dalla paura, non è cosa facile. I poeti riescono in quest’opera preziosa del “fare comunità”, direbbe qualcuno. A volte pagando anche un alto prezzo, come Mandelstam, internato nelle prigioni di Stalin o Mehr, tra le pareti di un manicomio.
Ascoltiamo voci singolari in cui la forza del dire, del commuovere dà voce a chi non ha voce né parola. Opera essenziale quando il vivere civile, come oggi, è attraversato da momenti di frammentazione, dal bisogno di trovare il capro espiatorio della propria infelicità, povertà, frustrazione. La poesia, l’arte, la musica, la tensione all’ascolto dell’altro in sé, possono contrastare moti di chiusura e dare la capacità di conflitto insieme al sentimento di una comune umanità.
Sia un adesso sia un qui
sia scelta
arrampicarsi nel buio
della notte
essere rabdomante
di luce
Osservare
l'inciampo
del vile
acquattato nell'ombra
l'eco di violenza
della sua fame
sottrargli l'osso
della paura
lasciarlo nudo
nel vero
della sua crudeltà
Offrire
a una vertigine
di stelle
questa solitudine
l'urlo abbacinato
l'effimero esser qui
di noi
sempre più effimeri
in un'arroganza d'eternità
Ogni pagina di poesia
è nel vento strappata
ma sia adesso
sia un qui
sia un sì o un no
a muoverci
darci radici
Nicoletta Buonapace
Guardiamo separati nel mondo
ognuno incatenato alla sua ora
le nostre mani toccano una costellazione
per l’ennesima volta senza conseguenze
Nebbia avvolge quell’altrove senza sponde
nebbia si appoggia sulla mia spalla
diventa pesante, più pesante, diventa pietra
Una sola parola captata origliando
voglio estrapolarla e conservarla
perché resti indietro una ferita aperta
per mia consolazione, una strada dentro il domani
Bastava la speranza? E allora sperate con me
tutti voi soccombenti
Spera anche tu
cuore mio
un’ultima volta
Mariella Mehr
Un po’ più vicini al baratro
Giovani abbastanza da credere che niente
li cambierà, scendono, mano nella mano,
nel cratere della bomba. La notte piena
di denti neri. Il Rolex falso di lui, settimane
dopo essere andato in frantumi sulla guancia di lei, adesso
s’affievolisce come una luna in miniatura dietro la sua chioma.
In questa versione il serpente è senza testa – reso immobile
come una corda sciolta dalle caviglie degli amanti.
Le solleva la gonna di cotone bianco, rivelando
un’altra ora. La mano di lui. Le mani. Le sillabe
dentro di loro. O padre, O premonizione, stringiti
a lei – mentre il prato viene lacerato
dagli stridi dei grilli. Mostrami come la rovina costruisce una casa
fatta di femori e anche. O madre,
O mano minuta, insegnami
ad abbracciare un uomo come la sete
abbraccia l’acqua. Fa’ che ogni fiume invidi
le nostre bocche. Fa’ che ogni bacio percuota il corpo
come una stagione. Dove le mele tuonano
sulla terra con zoccoli rossi & io sono tuo figlio.
Ocean Vuong
Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,
a dieci passi le nostre voci sono già bell’è sperse,
e dovunque ci sia spazio per una conversazioncina
eccoli ad evocarti il montanaro del Cremlino.
Le sue tozze dita come vermi sono grasse
e sono esatte le sue parole come i pesi d’un ginnasta.
Se la ridono i suoi occhiacci da blatta
e i suoi gambali scoccano neri lampi.
Ha intorno una marmaglia di gerarchi dal collo sottile:
i servigi di mezzi uomini lo mandano in visibilio.
Chi zirla, chi miagola, chi fa il piagnucolone;
lui, lui solo mazzapicchia e rifila spintoni.
Come ferri di cavallo, decreti su decreti egli appioppa:
all’inguine, in fronte, a un sopracciglio, in un occhio.
Ogni esecuzione, con lui, è una lieta
cuccagna ed un ampio torace di osseta.
Osip Mandelstam
Lode al dubbio
Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
serenamente e con rispetto chi
come moneta infida pesa la vostra parola!
Vorrei che foste accorti, che non deste
la vostra parola con troppa fiducia.
Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile era l’Armada salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare.
Fu così un giorno un uomo sull’inaccessibile vetta
e giunse una nave alla fine
dell’infinito mare.
Oh bello lo scuoter del capo
su verità incontestabili!
Oh il coraggioso medico che cura
l’ammalato senza speranza!
Ma d’ogni dubbio il più bello
è quando coloro che sono senza fede, senza forza, levano il capo e
alla forza dei loro oppressori
non credono più!
Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
Quante vittime costò!
Com’era difficile accorgersi
che fosse cosí e non diverso!
Con un respiro di sollievo un giorno un uomo nel libro del sapere lo scrisse.
Forse a lungo là dentro starà e piú generazioni
ne vivranno e in quello vedranno un’eterna sapienza
e sprezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
gravemente cancella quella tesi.
Intronato dagli ordini, passato alla visita
d’idoneità da barbuti medici, ispezionato
da esseri raggianti di fregi d’oro, edificato
da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie un libro redatto
da Iddio in persona,
erudito
da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
Veramente gli è difficile
dubitare di questo mondo.
Madido di sudore si curva l’uomo che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.
Ma sgobba madido di sudore anche l’uomo che la propria casa si costruisce.
Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai.
Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio.
Non credono ai fatti, credono solo a se stessi. Se occorre,
tanto peggio per i fatti. La pazienza che han con se stessi
è sconfinata. Gli argomenti
li odono con l’orecchio della spia.
Con coloro che non riflettono e mai dubitano
si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
per schivare la decisione. Le teste
le usano solo per scuoterle. Con aria grave
mettono in guardia dall’acqua i passeggeri di navi che affondano.
Sotto l’ascia dell’assassino
si chiedono se anch’egli non sia un uomo.
Dopo aver rilevato, mormorando,
che la questione non è ancora sviscerata, vanno a letto.
La loro attività consiste nell’oscillare.
Il loro motto preferito è: l’istruttoria continua.
Certo, se il dubbio lodate
non lodate però
quel dubbio che è disperazione!
Che giova poter dubitare, a colui
che non riesce a decidersi!
Può sbagliarsi ad agire
chi di motivi troppo scarsi si contenta,
ma inattivo rimane nel pericolo
chi di troppi ha bisogno.
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perché hai dubitato
delle guide! E dunque a chi è guidato
permetti il dubbio!
Bertolt Brecht