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rivista di cultura
SCRITTI DI-VERSI 

a cura di Nicoletta Buonapace

Scritti improvvisi, schegge, frammenti sottratti al silenzio o al rumore di fondo del chiacchiericcio quotidiano

N.7 / 2016

FRANGE 
 

Versi che danno spazio e suono all’ombra, a una bellezza effimera e nello stesso tempo essenziale. Una sapere interno che vibra in muto accordo col mondo naturale. Il lavoro difficile del fare e disfare  l’ovvietà, tra strade lastricate di domande. La fondamentale vulnerabilità, gratuità del desiderio, che sovverte ipocrisie e false morali, per affermare una gioia ribelle.

La posizione di singolarità, di marginalità, di centralità dell’esperienza sensibile, individuale, si muove in un territorio indeterminato e quando diviene poesia, ci spiazza, ci interroga,  ci stupisce svelando i vuoti, le fratture, le incoerenze di mondi che normalmente consideriamo integri, rassicuranti, certi.

Il Reggimento del Piacere

 

Non parlate di colpa, non parlate di responsabilità. Quando passa il Reggimento del Piacere con musica e bandiere, quando i sensi provano brividi e tremori, empio e stolto è chi ne sta lontano, chi non si getta nella fausta impresa alla conquista di godimenti e di passioni.

Ogni legge morale - mal concepita e applicata - vale zero e non ha il minimo vigore quando passa il Reggimento del Piacere con musica e bandiere.

Non lasciare che alcuna oscura virtù ti dissuada. Non credere che alcun obbligo ti leghi. E' tuo dovere cedere, cedere sempre ai Desideri, le creature più perfette tra i perfetti dei. Tuo dovere e arruolarti, soldato fedele e con semplicità di cuore, quando passa il Reggimento del Piacere con musica e bandiere.

Non rinchiuderti in casa, né farti fuorviare da considerazioni di giustizia, dai pregiudizi sui compensi di una società malfatta. Non dire: Tanto vale la mia fatica, tanto ne devo ricavare. Come la vita e un'eredità e non hai facto nulla per meritarla, cosi dev'essere eredità il Piacere.

Non rinchiuderti in casa, ma tieni le finestre aperte, spalancate, per udire i primi rumori al passaggio dei soldati, quando arriva il Reggimento del Piacere con musica e bandiere.

Non farti ingannare dai blasfemi se ti dicono che il servizio è malsicuro e grave. II servizio del Piacere è gioia senza fine. Ti estenua, ma con ebbrezza indicibile ti estenua. E quando infine crollerai per via, anche allora ti sarà invidiabile la sorte. Quando il tuo funerale passerà, le Forme create dai tuoi desideri getteranno sul tuo feretro rose bianche e gigli. Dei efebi d'Olimpo ti alzeranno in spalla e ti daranno sepoltura nel Cimitero dell'Ideale, ove biancheggiano i mausolei della poesia.

 

Le più belle poesie, Costantino Kavafis 

Elisabeth Bishop

Sonnet     

 

Caught – the bubble

In the spirit-level,

a creature divided;

and the compass needle

wobbling and wavering,

undecided.

Freed – the brocken

thermometer’s mercury

running away;

and the rainbow-bird

from the narrow bevel

of the empty mirror,

flying wherever

it feels like, gay!

Sonetto

In trappola la bolla

nella livella,

creatura scissa:

e l’ago della bussola

che oscilla

indeciso, che barcolla.

Sprigionati: il mercurio

del termometro rotto

che sguscia via;

e l’uccello-arcobaleno

che dallo smusso

dello specchio vuoto

piglia il volo e scorrazza

dove vuole, in allegria!

Dino Campana

Ne la nave

Che si scuote,

Con le navi che percuote

Di un’aurora

Sulla prora

Splende un occhio

Incandescente:

(Il mio passo

Solitario

Beve l’ombra

Per il Quais)

Ne la luce

Uniforme

Da le navi

A la città

Solo il passo

Che a la notte

Solitario

Si percuote

Per la notte

Dalle navi

Solitario

Ripercuote:

Così vasta

Così ambigua

Per la notte

Così pura!

L’acqua (il mare

Che n’esala?)

A le rotte

Ne la notte

Batte: cieco

Per le rotte

Dentro l’occhio

Disumano

De la notte

Di un destino

Ne la notte

Più lontano

Per le rotte

De la notte

Il mio passo

Batte botte.

 

*

 

Fabbricare fabbricare fabbricare

Preferisco il rumore del mare

Che dice fabbricare fare e disfare

Fare e disfare è tutto un lavorare

Ecco quello che so fare.

Canti orfici

[...]

Piera Oppezzo 

la vostra stagione è l’inverno

vedo bene che il gelo non confonde     io

non sono chiara     lo so

                                       ho freddo ma dentro

sono così sudata rimescolata

non posso dare risposte precise

ogni volta     continuò

mentre nessuno credeva di fare domande

 

             sì     ho paura

             questo non cambia niente di me

             avvertì poi sorridendo a

             qualcuno già rassicurato

 

voglio dire disse

non c’è nessuno in nessun posto

Melanctha     lo sai

in posti come questi cosa chiedere per

chiedere ancora     No

non mi offrite vere domande

e neppure un po’ di caldo silenzio

 

 

              riprese aprendo le braccia

              come per abbracciare qualcuno

              stringere forte

                                      proprio

                                                   così

 

 

sì m’accorgo d’avere il

                                     cuore in gola

ma a voi manca il respiro

già prima dell’emozione     come mai?

s’informò riprendendo a saltellare

così come le viene il passo

impaziente poco controllato

 

 

               c’è tempo ma ho fretta

               devo andare     più in là

               oltre questi muri indicò

               vagamente trasalendo per un fiore

               che le viene offerto

                                               certo

               l’amore è una scorciatoia

               è lì che vorrei fermarmi

               voglio dire  mettermi al riparo

[…]

Le strade di Melanctha

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