>>SCRITTI DI-VERSI
a cura di Nicoletta Buonapace
Scritti improvvisi, schegge, frammenti sottratti al silenzio o al rumore di fondo del chiacchiericcio quotidiano
9/2017
IL BATTITO DI UNA SOLA MANO
Ascolto di una lingua visionaria, appresa nell’esperienza della più solitaria delle passioni e secondo cui molta follia è saggezza e molta saggezza follia; spazio di senso in cui Eros e il misterioso mondo dello spirito s’incontrano nell’estasi della mistica. Un linguaggio dell’ebbrezza, in cerca di una parola impossibile, che s’immerge, per dirsi, nelle acque dell’ossimoro e del paradosso, e, come in un battesimo, rinasce a una luce che acceca e dunque impedisce la visione, nell’incessante sforzo di tradurre l’incontro con la più assoluta delle alterità. Piacere e tormento.
E se pure non considero in me l’amore come sentimento totalmente vero se non a partire dal mio imperioso bisogno di inventarlo (e così lui è già vero, ma tu no), mi rifiuto però di negarlo perché in realtà esiste, è in se stesso: vizio, urgenza, abisso, mentre tu servi solo come motivo, come inizio, una stoffa in cui ti avvolgo per trascinarti nel piacere di sentirmi appassionata che è molto più grande del piacere di amarti. Nel piacere di dirti che ti amo e che è molto più grande di quello di amarti veramente.
Maria Isabel Barreno, Maria Teresa Horta, Maria Velhoda Costa Le nuove lettere portoghesi
Dice Kabir: “Peregrinai per il mondo come cercatore, e smarrii finanche me stesso. Fu come se cercassi una goccia di pioggia caduta nel mare”.
Kabir Das – Benares 1398
Mi sentii certi tocchi nel cuore, questi tocchi non ve li so dichiarare; ma pare a me che sia cosa che faccia risorgere tutte le potenze, tutti i sensi; e che l’anima, tutta festeggiante, se ne stia godendo un tale aspettamento. Pare a me che uno solo di questi tocchi faccia accendere come una fornace dentro del cuore. In mezzo a queste fiamme si vede purificare, a poco a poco, e il cuore e l’anima.
Veronica Giuliani – Mercatello 1660
EmilyDickinson
Amherst 1830
Impossibility, like Wine
Exhilarates the Man
Who tastes it; Possibility
Is flavorless – Colombine
A Chance’s faintest tincture
And in the former Dram
Enchantment makes ingredient
As certainly as Doom –
L’impossibilità, come il vino
inebria l’uomo
che la gusta; la possibilità
non ha sapore – aggiungi
La pur minima goccia di rischio
e nel bicchiere di prima
l’incanto si fa ingrediente
sicuro come il destino
H.D.Hilda Doolittle
Bethlehem 1886
O Hearth, smallurn
Of porpory, agate or cornelian,
how imperceptibly the grain fell
between a hearth-beat of pleasure;
and a hearth-beat of pain;
I do not know how it came
Not how long it had lain there,
not can I say
how it escaped tempest
of passion and malice,
nor why it was not washed away
in flood of sorrow,
or dried up in the bleack drought
of bitter thought.
O Cuore, piccola urna
di porfido, agata o corniola,
impercettibile cadde il granello
fra un battito di piacere
e un battito di dolore;
io non so come avvenne
né per quanto vi sia rimasto,
né so dire
come sia sfuggito a tempeste
di passioni e perfidie,
né perché non sia stato trascinato dalla piena di sventure,
o asciugato dall’aridità desolante
dell’amaro pensiero.
Angelo Silesio
Breslavia 1624
Via, via, Serafini, voi non potete allietarmi!
Via, via, angeli tutti e ciò che in voi risplende!
Ora non voglio voi: mi sprofondo soltanto
Nell’increato mare della nuda divinità.
…se dell’eternità vuoi dire l’essenza
devi prima privarti del tutto del linguaggio.
Rumi
Balkh 1207
Il colore della purezza
Dentro di me respiro
la fragranza dell’amico.
Nel giardino, stanotte,
un forte desiderio mi attraversò la testa;
un sole brillò dai miei occhi,
un fiume interiore prese a scorrere.
Le labbra divennero ridenti rose
senza le spine dell’esistenza,
in salvo dalla mannaia della decomposizione.
Gli alberi e gli arbusti del prato,
che agli occhi comuni sono fermi e fissi,
parevano danzare.
Quando apparve il nostro cipresso,
il giardino perse i sensi
e i platani batterono le mani.
Un volto di fuoco, un vino ardente,
un amore avvampante, tutti e tre gioiosi;
e l’io, sopraffatto, urlante:
“Fammi uscire di qui”.
[…]
Cristina Campo
Bologna 1923
O notte che guidasti,
o notte più preziosa dell'aurora!
Notte che accompagnasti
L'Amato con l'Amata,
L'Amato nell'Amato trasformata!
Nel mio petto fiorente
che a lui solo si serbava,
egli restò dormente
ed io lo carezzavo
e il ventaglio dei cedri ventilava.
L'aria dell'alta torre
mentre i suoi capelli discioglievo
con la mano serena
nel collo mi feriva
e ognuno dei miei sensi sospendeva.
Dimentico, acquetato,
il volto reclinai sopra l'Amore,
tutto cessò e restai,
lasciando il mio timore,
in mezzo ai gigli obliato