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LE BUONE PRASSI
ESPERIENZE E BUONE PRATICHE
A MILANO E OLTRE

Paolo Bozzato 

 

La rubrica si propone di dare risalto e diffusione alle iniziative ed esperienze più significative sui temi del rispetto, dell'accoglienza, dei diritti, della promozione della salute e del benessere delle persone di tutte le identità di genere e gli orientamenti sessuali.

Attraverso brevi articoli o sintesi efficaci saranno presentati eventi, attività o modelli a livello locale (Milano e Lombardia), nazionale e internazionale. Spunti utili, ci auguriamo, per amministratori, politici, docenti, opinion leader, operatori sociali, interessati a dar vita a una società migliore basata sul rispetto e l'inclusione sociale delle persone di tutte le identità e gli orientamenti sessuali. Chi è interessato a segnalare un'iniziativa o un'esperienza può mandare un breve articolo a redazione.suigeneris@gmail.com per contribuire a una raccolta sulle buone pratiche realizzate sui temi LGBTI.

 

Il cinema
un mezzo di educazione ai diritti

Paolo Bozzato  

 

A differenza di altri canali comunicativi, il cinema si rivela particolarmente utile come strumento educativo ai diritti delle persone per via del suo forte potere evocativo. In un mondo dominato dalle immagini dinamiche di internet, la funzione visiva sta assumendo una centralità sempre maggiore nell'acquisizione di conoscenze e nei percorsi di crescita personale.

 

A partire dagli ultimi mesi del 2014, la Casa dei Diritti del Comune di Milano sta ospitando il cineforum gratuito “Il Cinema e i Diritti”, ideato e condotto dall'attivista di diritti umani Lele Jandon. Lo scorso 20 marzo in questa interessante rassegna cinematografica è stato proiettato, in esclusiva per l'Italia, il film Save me (Usa, 2007) del regista Robert Cary. Mark è un giovane gay con un'esistenza altamente trasgressiva che lo porta ad abusare di droghe e a comportamenti sessuali a rischio. Dopo un'overdose la sua famiglia, ritenendo l'omosessualità il suo “vero problema”, lo costringe a curarsi presso una comunità cristiana che si propone di rendere eterosessuali gli omosessuali attraverso la fede. La comunità è gestita da Gayle e da suo marito Ted che hanno perso un figlio, suicidatosi dopo che i genitori l'avevano cacciato di casa. Dopo un faticoso periodo di adattamento, Mark si adegua alla vita della comunità che gli dà tutte quelle sicurezze che sembravano mancargli. Ma ben presto trova conforto e amore in un altro ospite della casa, Scott. I due assistono anche al tentativo di suicidio di un altro ragazzo non più capace di reprimere i suoi autentici sentimenti e impulsi sessuali. Non senza difficoltà e fatiche, Mark e Scott imparano ad accettarsi per quello che sono e a non rinnegare se stessi, fino a decidere di lasciare la comunità per trascorrere la vita insieme.

 

Attraverso la visione di questo film (mai uscito nelle sale cinematografiche in Italia) e la partecipazione al dibattito successivo il pubblico ha potuto interiorizzare alcuni importanti messaggi:

  • l'idea che l'orientamento affettivo-sessuale non sia una scelta e come tale non possa essere cambiato: quello che spetta all'individuo è scegliere come vivere la sua eterosessualità o omosessualità;

  • l'autenticità con se stessi come condizione essenziale per la salute mentale;

  • l'irrinunciabile bisogno di amare e di essere amato di ogni essere umano;

  • gli effetti fortemente traumatizzanti delle cosiddette “terapie riparative dell'omosessualità” che possono condurre fino al suicidio.

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